Cenni storici
“Sul Romitorio dei vescovi quasi non vi sono notizie storiche, si sa per certo che fu voluto dall’arcivescovo Barnaba de Castro (1700/1707).
Si tratta probabilmente della modifica di una torre medievale preesistente, infatti il complesso ha un’impostazione medievale riconoscibile dalle monofore rivolte su via Guerrieri e dalla importante bifora trecentesca (*) che si affaccia sul cortile dell’episcopio.
La facciata del romitorio è rivolta a ponente ed il suo accesso fa parte dell’antico percorso voluto dall’arcivescovo de Castro.” (1)
Il passaggio si svolge tra i tetti ed ha il merito di svelarci il bellissimo panorama di una Piazza Duomo vista dall’alto
Stato di conservazione e restauro
La situazione dell’aula così viene descritta dalle restauratrici:
“Numerose sono state nei secoli le modifiche subite dal complesso del romitorio.
Evidenti sono l‘abbassamento del solaio e del pavimento ed il tamponamento (b) di una antica foratura riconducibile probabilmente alla porta originale della torre.
Soprattutto sulla controfacciata si sono individuati dei fori e delle canalette di alloggiamento per teste di travi e muratura, probabilmente la suddivisione dell’affresco in scene distinte coincide con la divisione dell’ambiente in più stanze o in tabernacoli in stucco con timpano.
Inoltre dopo la rimozione di grosse porzioni di intonaco sovramesso, sulla parete (lato Est via Guerrieri), è stato scoperto un vecchio caminetto sicuramente medioevale con la bocca e la cappa tamponate con blocchi di tufo.
Motivi e figure erano nel complesso assai degradati, poco leggibili, ed apparivano fragili e decoesi.
La situazione conservativa più compromessa riguarda il lato via guerrieri ed il lato episcopio.
Questo maggior degrado è dovuto all’influenza degli agenti esterni specialmente dove è esiguo lo spessore delle strutture murarie e dove vi sono grossi fori nella muratura oltre ad infiltrazioni meteoriche dal tetto a capriate in legno da poco restaurato. Molto evidenti risultano i distacchi, gli spanciamenti e le cadute di intonaco dal supporto murario.
L’intera superficie decorata era interessata da solfatazioni molto tenaci che rendevano l’affresco poco leggibìle.
Importante come dimensione anche il degrado della pellicola pittorica. (..)
Su tutte le superfici, soprattutto la controfacciata col Giudizio Universale, sono state rinvenute firme graffite sull’intonaco e le facce dei diavoli sono state asportate (rimosse con l’uso di scalpelli).
Durante la pulitura, che ha permesso di recuperare completamente la brillantezza e le tonalità originali dei dipinti, è stata messa in luce una decorazione con motivi floreali e allegorie suddivise in riquadri, appartenente alla stanza sottostante, eseguita sicuramente da altre maestranze; rimuovendo alcune assi del pavimento è stato possibile accertarsi che questo prosegue al di sotto del piano di colpestio.” (1)
Gli interventi di restauro che sono stati effettuati riguardano: la rimozione della stuccatura e degli elementi impropri, la stuccatura, il riequilibrio cromatico e la pulitura.
Ecco alcuni esempi
Descrizione dei dipinti
“L’interno del romitorio è interessato da un ciclo di affreschi che interessava l’intera superficie (a) oggi conservati solo in parte. Si tratta di decorazioni fine seicentesche molto semplici nella loro stesura quasi fossero state dipinte da mani poco esperte.
Le scene rappresentate sono riconducibili a copie di immagini classiche dell’iconografia di santi, madonne e di Cristo.
Le scene descritte sono inserite in un contesto architettonico decorato con una balaustra e colonne a finto marmo che incornicia le scene in una sequenza di riquadri, nelle tonalità dominanti del rosso ocra ( c) e del rosa intenso, peraltro assai rovinati e poco leggibili, vari simboli allegorici e motivi floreali.
La parete Sud rappresenta il Giudizio Universale con una veduta di città e tracce di un San Michele Arcangelo.
La parete Nord rappresenta scene della vita di Maria: la Nascita, l’Annunciazione, lo Sposalizio della Vergine, la presentazione al Tempio, l’incoronazione della Vergine, la Madonna con Bambino, l’Immacolata, Maria al tempio, la Visitazione, la Natività, la Vergine con il Cristo, la Madonna del Rosario, il giudizio di Salomone e Sansone nel tempio dei filistei.
Sulla parete ad Est, entrando da via Guerrieri, vi sono rappresentati – tra gli spazi delle colonne della balaustra – diversi mestieri, curiosamente riproposti come nell’iconografia medievale.
Nella fascia superiore sono rappresentate scene della Passione e altre scene ormai poco leggibili.
Sulla parete Ovest (entrando lato episcopio), vi è un grande frammento con decorazioni floreali, una sinopia (d) color rosso che riproduce la balaustra che sale ad indicare una scala verso l’alto, ed ancora una serie di scene in riquadri che rappresentano le Scene della Creazione.
I dipinti sono stati eseguiti su un intonaco monostrato ovvero su intonaco steso canonicamente in più mani (rinzaffo, arriccio, intonachino). Si premette che tutti i dipinti in argomento, appaiono eseguiti, tipicamente in rapporto alle tecniche diffuse ed adottate per i dipinti murali con tecnica a secco e con colori a calce.” (1)
(*) Sul punto riceviamo una nota del prof. Antonio Mingolla che volentieri pubblichiamo in cui ci precisa l’età duecentesca e non trecentesca della bifora in discorso; infatti, continua, trecentesche sono solo le monofore di via Guerrieri, mentre la bifora è tipica del periodo federiciano. Infatti bifore con archetti trilobati le ritroviamo a Castel del Monte, al Castello di Lagopesole e al Castello di Gioia del Colle. Inoltre la bifora richiama elementi vegetali e zoomorfi del rosone della chiesa di Cristo, e non è da escludere che abbiano lavorato le stesse maestranze. Chi volesse approfondire il discorso può leggere il testo scritto dal prof. Mingolla sulla canonica di Pellegrino d’Asti che si trova sul volume “Federico II le nozze di oriente e occidente”.
Bibliografia e sitigrafia:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) “Relazione di restauro conservativo degli affreschi della chiesa di Santa Maria del Romitorio nel palazzo Arcivescovile di Brindisi” eseguita dalle restauratrici Patrizia Iacovazzi e Evelina Pescarolo. Stampato da Publisher & Graphic Design arch. Luca Lapenna
Note:
(a) gli affreschi di S. Maria del Romitorio misurano una superficie di mq. 105 circa, di autore ignoto, essi sono ubicati nella Curia Arcivescovile di Brindisi, appartengono all’archidiocesi di Brindisi-Ostuni
(b) la tamponatura è una chiusura verticale esterna del tipo opaco.
Nella categoria dei muri, in edilizia si differenzia dal tramezzo anch’esso non portante ma che serve a separare due spazi interni e dal muro portante che oltre a svolgere le stesse funzioni del tompagno (separazione e protezione igro-termica e acustica dello spazio interno) svolge anche funzioni statiche
(c) derivato da ematite (fonte Wikipedia)
(d) la sinopia è la fase dell’affresco consistente nel disegnare con della terra rossa (in origine proveniente da Sinope, sul Mar Nero) un abbozzo preparatorio per l’affresco eseguito subito dopo l’arriccio.
Ringraziamenti:
alla Direttrice della Bibl. Arcivescovile A. De Leo, Katiuscia Di Rocco che si è accollata l’onere di accompagnarci;
a Don Antonio De Marco che ha autorizzato la visita;
al mio amico e collaboratore Mario Carlucci.
Il “Romitorio” situato, sul Palazzo arcivescovile, è inaccessibile, protetto com’è da un tortuoso camminamento interno posto a sua “difesa”. Un vero eremo irraggiungibile.
Sia lode a BRUNDARTE che è avventurosamente penetrato mercè l’ausilio di don Antonio De Marco e Katiuscua Di Roco! E un sentito GRAZIE agli abili fotografi (Francesco e Mario) che c i hanno consegnato visivamente tanti dettagli del vescovile romitorio.
Grazie anche da parte di Mario Carlucci
Grazie per questa bellissima visita, sono stato scout per anni ma nessuno ne ha parlato, si vedeva dall’interno questa cupola ma nessuno ha mai detto cos’era e noi avevamo le squadriglie entrando a destra sul soppalco.
Grazie ancora
Grazie per questa bellissima visita, sono stato scout per anni ma nessuno ne ha parlato, si vedeva dall’interno questa cupola ma nessuno ha mai detto cos’era e noi avevamo le squadriglie entrando a destra sul soppalco.
Grazie ancora Leggo che il mio commento è un duplicato ma non ho mai visto questo articolo.
Hai ragione, ogni tanto dovremmo riproporre gli articoli che abbiamo fatto; noi ci proviamo anche, ma obiettivamente sono tanti e di qualcuno ci dimentichiamo. Comunque, sarà uno dei prossimi che voglio riproporre, magari con le foto ormai storiche del prof. Briamo e, mi farebbe piacere che intervenissi sulla nostra pagina facebook per portare anche la tua esperienza che, certamente, sarà comune anche a tante altre persone. Buona giornata.